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Piazza Grande punto di riferimento, il punto di vista del direttore Monte

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Matteo Monte, direttore di Piazza Grande

In questo periodo di isolamento che stiamo attraversando, cosa ti manca più di tutto del calcio dilettantistico? E come stai organizzando le tue giornate sotto il profilo giornalistico?
Ci si adatta, vista la gravità della cosa. Manca il campo, l’atmosfera delle partite, il lavoro post gara ed i rapporti con gli amici di sempre appassionati come noi. Ma sono consapevole della gravità del momento e spero solo che tutto si possa risolvere senza conseguenze ulteriori.

Vista la tua grande esperienza e professionalità, c’è qualche aspetto, magari anche legislativo vista la tua professione, che modificheresti nelle norme che regolano il nostro sport di riferimento?
Non capisco come si possa considerare spesso gli stadi, sia piccoli che grandi zone franche. Questo mi ha sempre dato fastidio. Violenza, offese, episodi che tengono lontano la gente dalle gradinate. Ma combattere tutto questo è certamente molto difficile. Vorrei che si reclamizzassero ancora di più i gesti di far play, le vittorie nelle coppe disciplina, questo potrebbe essere un bel segnale.

Hai ormai più di venti anni nel settore, cosa c’è che secondo te non va e cosa non si è evoluto in tutti questi anni?
Nel calcio che ritorneremo speriamo presto a vivere, vorrei più passione. Amore per lo sport sano, giocatori e dirigenti spensierati capaci di appassionare e di far divertire. E naturalmente per dare spazio a questi ci vorrebbero meno addetti ai lavori inadeguati. Ma mi spiego meglio. Non penso che il calcio in generale, specie quello dilettantistico e di casa nostra, abbia bisogno di gentaglia senza scrupoli che rincorre, spesso maldestramente, propri sporchi fini personali. Aiutano il movimento i dirigenti puri, quelli che vivono la partita con passione, che contribuiscono in mille modi ai bisogni quotidiani di una squadra. Dal professionista all’operaio, tutti insieme, magari a comprare l’acqua o a metterci la macchina per la trasferta. Gente che quando arriva il materiale tecnico sente l’emozione nel vedere la propria squadra tutta bella, tutta uguale. Persone capaci di emozionarsi per un gol, per una vittoria allo scadere, gente sensibile che dopo una sconfitta torna a casa col broncio, ma con tanta voglia di rivalsa. Di questi abbiamo bisogno per far crescere il movimento. Non ci servono affatto i truffaldini patentati. Quelli che oggi magari si atteggiano a dirigenti e probabilmente oltre a tirare qualche calcio al pallone hanno fatto combine più che altro. Qualcuno tenta anche in queste stagioni di riciclarsi, tra doppi ruoli, triple piroette di lecchinaggio e una montagna di scheletri nell’armadio. Gente che in quindici anni di carriera magari ha cambiato venti squadre e che ora tratta qualche dirigente novizio come polletto da spennare. Questi, meno male che sono pochissimi, molto probabilmente alla ripresa del calcio giocato verranno messi definitivamente da parte. Resterà magari la parte sana, e sarà tutto ancora più bello.

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